Esempio di Commento di Preapertura che mandiamo ai nostri abbonati

La parola d’ordine della giornata di ieri e’ stata: “risk off”.
La causa e’ da imputare a ragioni di tipo politico e non ad un improvviso cambio delle scenario macro.
Quello che preoccupa gli operatori e’ l’incertezza. A tale proposito e’ interessante evidenziare un dato. L’uso della parola “incertezza” da parte dei media, in tutti gli articoli prodotto recentemente ha raggiunto il livello massimo da sempre, superando di gran lunga anche i livelli visti nel 2012 e nel lontano 2001.
E ormai lo sappiamo, quando l’incertezza domina, gli operatori tolgono porzioni di rischio dal portafoglio.
L’incertezza politica e’ quella che porta al risk off. In USA, dopo una fase di grande entusiasmo sulle promesse elettorali di Trump, gli operatori iniziano a guardare quello che effettivamente ha fatto Trump nei primi 20 giorni di insediamento e la picture che emerge non e’ poi cosi’ esaltante per l’economia.
In Europa l’incertezza e’ associata alle imminenti elezioni politiche in Francia (in cui per il momento sembra che il partito di Marie Le Pen sia in vantaggio sui sondaggi) e a quelle in Olanda, previste per marzo. Anche in tal caso, il “politico euroscettico e xenofobo” (il sole24ore) Geert Wilders sembra avere la meglio.
In questo clima stiamo assistendo al normale pattern da “risk off”.
I flussi si stanno concentrando sulle divise forti (dollaro e franco svizzero), sui beni rifugio come l’oro e sugli asset finanziari considerati a basso rischio (il bund). Gli acquisti sul bund accompagnati a vendite sui titoli di stato Italiani e Francesi, hanno fatto aumentare lo spread di rendimento tra i rispettivi titoli decennali, portando quello tra Italia e Germania a 200 punti.
C’e’ davvero da preoccuparsi?
NO, afferma Draghi, incalzato dalle domande al parlamento Europeo. “l’euro e’ irrevocabile”, avrebbe risposto piu’ volte ai parlamentari europei.
Ma e’ solo una questione Europea??
NO. I mercati ce lo dicono chiaramente. Il risk off e’ “cosa comune”.
Come lo capiamo? A tale proposito bisogna monitorare alcuni grafici interessanti, che danno un messaggio chiaro della percezione di maggiore rischio.
In primo luogo, come dicevo all’inizio, la parola “incertezza” inizia ad essere usata troppo frequentemente.

In secondo luogo, la differenza tra l’indicatore VIX (che misura il livello di rischio percepito a Wall Street tramite la volatilita’ implicita nelle opzioni) e la “global economici policy uncertainty” e’ ai livelli massimi da sempre. Questo indica che Wall Street non rappresenta adeguatamente il rischio.

Il motivo? Il VIX e’ cosi’ basso perche’ mai come in questi due anni si e’ assistito ad una cosi’ elevata scorrelazione tra titoli e settori. E cosi se da un lato i singoli titoli e settori mostrano un’levata volatilita’, l’indice rappresentativo dei loro movimenti (spesso opposti) finisce per avere una volatilita’ molto meno elevata, proprio a causa della correlazione opposta tra le varie componenti.
Se vogliamo effettivamente vedere il livello di rischio percepito da Wall Street, dobbiamo andare a vedere la c.d. “skew” delle opzioni, che rappresenta la inclinazione della curva di volatilita’ delle opzioni. Prendendo la curva relativa alla vola dello S&P500 si nota che la SKEW e’ particolarmente pronunciata ad indicazione che gli operatori stanno pagando molto care le opzioni per coprirsi da rischi estremi.

Un altro elemento che denota la preoccupazione degli investitori e’ l’acquisto di oro.

Studi passati hanno evidenziato che qualora si verifichino 3 trimestri consecutivi di acquisti di oro e di rialzo dei rendimenti dei bond, il rischio di un sell off importante sul mercato azionario diventa altissimo. Questo e’ accaduto con il market crash del 1987 e il bond market crash del 1973-1974.

Insomma, indipendentemente dall’andamento dello S&P500 che continua a scambiare attorno ai massimi di periodo, iniziano a presentarsi degli elementi di rischio che vanno comunque monitorati nelle scelte di asset allocation.